giovedì 4 marzo 2010

Riflessioni semi-serie sull'ortobio


Buongiorno,
oggi il sole scalda bene, spero che l'aglio piantato ieri produca frutti. A breve spiegherò come piantare l'aglio e le patate, ma prima devo verificare che gli errori fatti non abbiano compromesso la produzione.
Ieri seduta tra cavoli, erbette e spinaci studiavo l'incedere lento e inesorabile delle migliaia (secondo mio marito centinaia di migliaia) di lumachine. E confrontando l'esito degli spinaci e erbette dell'anno scorso con quello di quest'anno ho azzardato un'ipotesi: forse le piante si stanno fortificando, forse le lumachine non sono semplicemente dannose, forse si può cooperare, senza combattere.
Credo che l'essenza dell'agricoltura biologica sia sentire, percepire, lavorare CON la natura, non contro. Il punto è il seguente, gli ecosistemi hanno dimostrato di essere equilibrati e autolimitanti, insomma, in natura si crea un equilibrio tra risorse, predatori e vegetazione. Vero è che spesso qualcuno o qualcosa viene sacrificato per l'equilibrio generale, ma insomma, l'equilibrio tiene e vediamo come la natura riesca in poco tempo ad adattarsi all'invasione umana spuntando simpaticamente dal bordo rotto di un marciapiede o crescendo in 2 cm di terra su un muro di pietra.
Tornando a erbette e lumache ho realizzato che in realtà le lumache mangiavano le foglie esterne, quelle dure, che durante la crescita tendono a marcire, le foglie centrali, che ho raccolto e che cucinerò stasera, erano verdi, brillanti, forti, carnose, molto più belle di quelle raccolte l'anno scorso. Alcune sono in effetti painte dell'anno scorso, forse più forti e resistenti, forse e qui esagero un po', hanno imparato a convivere con le lumachine. Anche le nuove piantine risultano però più forti. Certo, di lumachine ahimè ne abbiamo ammazzate parecchie, ma non saprei come altro fare. A volte mi pongo il problema di quando uccido una lumachina o un ragnetto: che diritto ho io di eliminare un essere, che comunque conduceva la sua esistenza in un posto più suo che mio.
In realtà l'agricoltura cos'è se non piegare un ecosistema alle nostre esigenze? Modificare, comunque la si voglia intendere, l'incedere normale della natura. Credo che nell'agricoltura biologica bisogna combinare e dosare intervento e non-intervento. Insomma agire, zappare, estirpare, ma anche osservare, incoraggiare, sfruttare. Sì, sfruttare l'inerzia incredibile della vita che brulica nel nostro orto, spostare se necessario, ma soprattutto osservare e assecondare.
Uff, che post lungo!!!
Direi che può bastare, tornerò sull'argomento.
Vi lascio, con la foto di un ramo di albicocco.

3 commenti:

  1. So che è prematuro, ma incoraggio anche alla pubblicazioni di post sulla gastronomia a base di ortaggi biologici, perché parlare di terra e zappa è bello e giusto, ma dare qualche semplice ricetta per trasformare il sudore in saliva (cristo, che immagine...), beh, è anche buono!
    E comunque a breve dovrei rimboccarmi le maniche, per il terzo anno, pomodori di casa (e non solo), che sod-di-sfa-zio-ne!

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  2. Ok, era già in programma, per ora più che altro erbe selvatiche...
    Il sudore in saliva te lo potevi risparmiare!!!

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  3. Mi piacciono le immagini forti...

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